La moderna industria della salute mentale è dominata dai benefici dello Stoicismo. Non solo lo “The Daily Stoic” ha guadagnato sempre più spazio e seguito sui social media: ogni giorno possiamo constatare come questa mentalità abbia permeato le più recenti terapie comportamentali, come la Psicoterapia cognitivo comportamentale e la Terapia razionale emotiva comportamentale. Questa filosofia è ancora più nota nell’industria psichiatrica moderna, dove le emozioni negative sono soppresse, rendendoci più passivi, ma almeno le nostre vite più gestibili. Il messaggio di fondo è semplice: il problema non è costituito dal contesto in cui vi trovate, ma dal modo in cui lo percepite. Sarà sufficiente modificare la vostra prospettiva, e l'ambiente cambierà con essa. In sostanza, il problema è rappresentato dalle emozioni, e non invece da ciò che le suscita. Per citare Marco Aurelio:
La nostra stessa collera e il nostro stesso disagio ci danneggiano assai più di ciò che ci fa arrabbiare o che ci infastidisce.
La filosofia stoica nacque e si sviluppò dapprima in seno alle civiltà greche e romane, quando pensatori come Epitteto, Seneca e Marco Aurelio elaborarono una riflessione sui benefici di una vita basata sull'accettazione radicale degli eventi. Lo Stoicismo insegna che le ondate dell’esistenza debbono essere osservate da una distanza metafisica. Qualcuno potrebbe sostenere che lo Stoicismo abbia radici ancor più antiche, che nasce nella fede orientale come il Buddismo, che predica il distacco da ogni cosa ad eccezione della propria coscienza. Il Buddha disse: “L'attaccamento è la radice di ogni sofferenza.” Lo Stoicismo sarebbe così una versione occidentalizzata e adattata di questo credo fondamentale.
Paradossalmente, in Occidente questa filosofia acquisì popolarità tra le élite greche e romane, imponendosi quindi all’interno di civiltà assai lontane, almeno inizialmente, dal pensiero stoico. La Grecia è stata la culla degli eroi della tragedia antica, mentre Roma era caratterizzata da una forma di imperialismo aggressivo. Forse lo Stoicismo ha costituito, in qualche modo, una risposta e un contrappeso a questi stili di vita drammatici e austeri, in grado di soddisfare la pulsione emotiva di alcuni filosofi e pensatori a raggiungere un equilibrio armonico così estraneo alla società in cui vivevano. Epitteto disse:
Gli uomini sono turbati non dalle cose, ma dai princìpi e dalle nozioni che si formano intorno alle cose... Infatti, la libertà non si ottiene godendo pienamente di ciò che si desidera, ma dimostrando che quel desiderio è sbagliato.
Gli stoici ritenevano che il desiderio era un vizio e che la virtù consisteva nel resistere o nell’eliminare i desideri. Per questo ne elaborarono una nozione precisa, incentrata non solo sul controllo, ma anche e soprattutto sulla mancata reazione alle emozioni. Questa filosofia presenta alcuni elementi di interesse. Quando ad esempio non ci è possibile cambiare le circostanze in cui ci troviamo ad agire, l'accettazione radicale ci consente di tollerarle più agevolmente. Non è perciò difficile capire perché lo Stoicismo possa apparire inizialmente attraente, in particolare nella società contemporanea, che ci vede confrontarci con crisi economiche, rivolgimenti sociali e conflitti internazionali. Distaccarsi da tali turbolenze può offrirci un senso di conforto e sicurezza.
Per le sue caratteristiche, lo Stoicismo è spesso dipinto come uno strumento di auto-controllo. A volte, esso può aiutarci a tollerare l'intollerabile nel modo più immediato: semplicemente accettandolo. Tuttavia, si potrebbe anche sostenere il contrario: quella degli stoici è una filosofia che predica l’accettazione di ciò che è inaccettabile, rimanendo passivi di fronte alle sfide della vita. Deve forse uno schiavo accettare la propria condizione? Biasimandoci per le nostre emozioni negative e considerandole né più né meno che una sbagliata rappresentazione di ciò che ci circonda, potremmo accettare una vita che tali emozioni potrebbero permetterci di superare se decidessimo di ascoltarle. Credi al tuo dolore, come disse il poeta russo Joseph Brodsky.
Lo psiconalista Carl Jung era noto per la sua critica della diagnosi massiva della depressione nel mondo moderno come una patologia che andava trattata. Per lui il dolore era necessario per raggiungere la consapevolezza. Disse,
La depressione non è necessariamente patologica. Spesso nasconde il rinnovamento di una personalità o la forza di una nuova energia creativa.
Sebbene lo Stoicismo possa risultare d’aiuto in circostanze che sono temporaneamente irrimediabili, esso può essere pericoloso se viene inteso come una filosofia di vita totalizzante, che nega il valore della reazione e dell’azione. Vi è infatti una virtù nel reagire a, e ancora meglio nell’essere proattivi contro una condizione esterna che ci impedisce di elevare il nostro spirito. Ciò è la caratteristica che definisce il coraggio, la tenacia per forgiare il nostro destino. Lo Stoicismo non attribuisce alle nostre emozioni alcun valore di guida per la vita. Il poeta Virgilio disse sul cammino dell’eroe Enea,
Felice colui che ha il potere di sondare le cause delle cose e calpestare sotto i piedi tutte le paure e il destino inesorabile.
Lo spirito del superamento, quello che il matematico e storico Oswald Spengler definiva come lo spirito Faustiano come una spinta inquieta verso l’infinito, è alla base della filosofia occidentale che ha elevato l’individuo con un senso di un unico destino. Questa filosofia richieda una concezione della vita che ci porta a scolpire, invece di essere scolpiti dal nostro ambiente.
Quando ci apriamo alla facoltà di provare emozioni positive, come la gioia, la vitalità e l'amore, diventiamo a un tempo vulnerabili anche alle emozioni contrarie. L’armonia in questo apparente chaos di emozioni interne è precisamente una che le spiega con significato.
Secondo gli stoici occorre fare di tutto per evitare questo rischio, per non perdere quell'equilibrio che ci permette di vivere in uno stato di relativa stabilità psicologica. Non sorprende perciò quanto si dice di alcuni stoici, che avrebbero praticato una sorta di “scambio” delle proprie mogli con altri uomini proprio al fine di evitare di stabilire relazioni troppo profonde con le proprie consorti. Analogamente, lo Stoicismo incoraggia le amicizie, ma fino al punto che non possano provocare disagio. I legami affettivi, di natura sia romantica che amicale - cioè relazioni che possono generare un forte senso di gioia - possono portarci a sacrificare il nostro benessere per stare accanto a chi ha bisogno di noi, a provare dolore nel momento della loro perdita o addirittura a prendere in considerazione la possibilità di un tradimento o di un abbandono. Gli stoici preferivano proteggere il proprio cuore dietro lo schermo di una filosofia del controllo piuttosto che accettare il rischio di soffrire vivendo appieno le relazioni, con tutte le loro virtù e i loro vizi.
Epitteto condusse un’esistenza di solitudine, contraddistinta dalla parsimonia e dalla decisione di non sposarsi. Adottò un figlio in età avanzata. Una vita di ascetismo si adatta alle grandi menti che contribuiscono all’edificazione della società con le proprie creazioni, come i geni artistici o letterari. Si tratta tuttavia di una forma di solitudine pregna di significato, che richiede di essere in pace con il mondo esterno per poter liberare il caos interno della creazione. Non è una solitudine distaccata. La creatività porta con sé un carico emotivo. Gli artisti, ad esempio, sono intimamente legati alle proprie creazioni. Per questo motivo, molti geni creativi decisero di sottrarsi ai legami sociali, troppo impegnativi da gestire. Per esempio, Leonardo da Vinci, Michelangelo e Caravaggio erano noti per la personalità complessa e incontrollabile. Scelsero la solitudine perché non sopportavano la mediocrità delle folle o perché non tolleravano di dover rendere conto delle proprie decisioni. Piuttosto, decisero di mettere le proprie invenzioni a disposizione dell'umanità. Simili vite di sforzi permettono alla società di raggiungere lo zenit della grandezza: non vita basate sull'accettazione passiva, ma sullo spirito del superamento.
Inoltre, dovremmo considerare le virtù dello Stoicismo nella gestione delle relazioni: se per un verso questa filosofia può aiutarci a controllare quei comportamenti avventati che potrebbero essere dannosi per chi ci circonda, per l’altro verso il necessario distacco dalle vicissitudini degli altri esseri umani comporta dei rischi. Anche se viene proposto come antidoto al conflitto e al disaccordo, potrebbe produrre l’esito opposto.
Si dice che la moglie di Marco Aurelio - il più grande imperatore stoico dell'antica Roma e uno dei suoi uomini più influenti - avesse una relazione extraconiugale con un generale romano. Eppure, all'inizio delle sue Meditazioni, il filosofo la ringrazia per essere stata “sottomessa”. Marco Aurelio lasciò inoltre l'impero nelle mani del figlio Commodo, un’edonista dall'ego fragile, spesso crudele con i suoi sottoposti. Seneca, un altro grande stoico, fu il mentore di Nerone, uno degli imperatori più tirannici della storia di Roma. Seneca morì tragicamente suicida sotto minaccia. Seguire la filosofia stoica può portare a una vita più tranquilla, ma questa mancanza di legami emotivi danneggia inevitabilmente le persone a noi più vicine, che hanno bisogno del nostro affetto per sentirsi stabili.
Non stupisce, quindi, che le persone per cui è stata ipotizzata una condizione di sensibilità d’animo e quindi di emotività eccessiva siano spesso genitori devoti e amorevoli, adorati dai propri figli. Paradossalmente, queste personalità fanno sì che i loro bambini diventino adulti ben strutturati e stabili. L'amore incondizionato offre loro una forza incalcolabile, su cui possono contare nei momenti più bui. Il desiderio di essere amati è il bisogno umano più elementare, di cui lo Stoicismo non tiene conto.
Ironia della sorte, le società dell'Europa settentrionale, che oggi presentano una maggiore affinità con lo Stoicismo rispetto a quelle dell'Europa meridionale, durante l’epoca vichinga erano l’epitomo dell'anti-stoicismo. Prospere nei secoli dei vichinghi, oggi queste società stanno vivendo una decadenza sociale pronunciata. Gli uomini nordici erano guerrieri spietati, conosciuti dai loro nemici romani come barbari proprio per il loro essere “selvaggi”. Per i greci e i romani, i nordici non appartenevano alla società civile. In un certo senso, avevano ragione. Ma non in un altro.
Seneca condivideva questa posizione, in De Ira, a puntare il dito contro coloro che vivevano nel “gelido Nord”:
Tutte quelle nazioni che sono libere solo perché sono selvagge, come i leoni o i lupi, non possono comandare più di quanto possano obbedire: infatti la forza del loro intelletto non è civile, ma feroce e ingestibile. Ora, nessuno può governare se prima non è in grado di essere governato... Coloro che vivono nel gelido Nord hanno un temperamento incivile.
In effetti, la rabbia ha il potenziale per scatenare il caos. Ma non è corretto dire che per governare uno debba prima essere governato. La rabbia può provocare un profondo disagio e rischia di travolgere chi ci circonda, a partire dalle persone a cui più teniamo, oltre che essere distruttiva a noi stessi. Tuttavia, la rabbia resta un'emozione con una frequenza più alta, anche positiva rispetto alla vergogna e al senso di colpa. Segnala che uno non accetta di essere governato se non viene rispettato. Essa porta in sé energia, ha il potenziale per fare del bene, così come ha il potenziale per causare danni. Quello che conta, però, è che questa emozione ha in sé un potenziale.
Seneca curiosamente riconosce il potenziale dell'ira, sostenendo in contrasto con il suo argomento iniziale che questa emozione si trova di solito nei migliori caratteri e nelle disposizioni più forti e robuste:
I temperamenti forti e robusti per natura, prima che la cultura li incivilisca, sono portati all’ira. Infatti, certi sentimenti nascono solo nelle indoli migliori, come una terra fertile, benché trascurata, produce piante robuste, e i boschi che nascono da un suolo fecondo sono alti. Così anche le indoli forti per natura sono portate all’ira, e nel loro focoso ardore non albergono sentimenti modesti o deboli, ma imperfetto è il loro vigore, come tutto ciò che cresce senza tecnica per esclusivo dono della natura, ma se non sono presto domate, si abituano all’ardire temerario e distruttivo.
Il filosofo non sbagliava nel sostenere che la rabbia è fonte di potere e che deve essere gestita, ma non in modo da reprimerla. Reprimerla, infatti, comporterebbe una pericolosa compressione, che in futuro potrebbe portare a esiti spiacevoli e malsani. Soprattutto, è uno spreco di potenziale. Al contrario, della rabbia si dovrebbe fare uno strumento da incanalare nella propria forza interiore per creare o proteggere ciò che è veramente buono e nobile.
Il frate domenicano San Tommaso d'Aquino elogia la giusta rabbia nel Cristianesimo come un'emozione che può portare a una condotta etica e morale di fronte all’ingiustizia:
Chi non si arrabbia quando in presenza di una giusta causa è immorale. Perché? Perché l'ira guarda al bene della giustizia. E se puoi vivere in mezzo all'ingiustizia senza arrabbiarti, non solo sei immorale ma sei anche ingiusto.
D'altra parte, il filosofo tedesco Friedrich Nietzsche, critico accanito dello Stoicismo, rifiutava l'idea Cristiana di una dimensione etica della rabbia, di impulsi buoni o cattivi, che considerava invece come un potenziamento o una mortificazione della vita. Per lui le emozioni dovrebbero essere ascoltate e utilizzate come uno strumento. La sua critica più pregnante allo Stoicismo lo ritrae come una filosofia della morte, una negazione della natura appassionata e dinamica della vita, che dovrebbe invece essere abbracciata. In effetti, lo Stoicismo sembra rigettare l'idea che la natura ciclica della vita debba essere vissuta dall'interno; ogni emozione provata attraverso questo ciclo dovrebbe essere usata per raggiungere altezze maggiori piuttosto che semplicemente osservata, come da un imparziale spettatore esterno.
Più si è pieni di vita, più si provano gioia, felicità, passione e ira. Naturalmente, una vita piena solo di queste emozioni sarebbe così esauriente da risultare impossibile. Pertanto, abbiamo bisogno di emozioni come la pace, la tranquillità e la serenità, che fungano da contrappeso. Tuttavia, lo Stoicismo non riesce a cogliere come ognuno di questi sentimenti abbia qualcosa da insegnarci; tutti aprono la possibilità del loro opposto, e l'unica vita davvero priva di emozioni è quella dell’apatico. La nostra mente ci parla esprimendo le emozioni. Sono un linguaggio intangibile che guida l'azione e definisce ciò che significa essere vivi. Sebbene gli stoici abbiano ragione nel sostenere che le emozioni dovrebbero essere controllate in condizioni che non possono essere immediatamente cambiate, lo Stoicismo reprime la loro natura e non ne riconosce il vero potenziale per realizzare i nostri sogni. Nella nostra epoca, non abbiamo bisogno dalla natura debilitante della ragione, ma del battito della passione e della saggezza innata del nostro istinto.
Alessandra Bocchi è la fondatrice di Alata Magazine e Rivista Alata.
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Sono un amante dello stoicismo e mi aggrada molto Marco Aurelio. Penso che come scrivi possa essere utile per gestire eventi al di fuori della nostra portata e per governare i milioni di input algoritmici di cui siamo bombardati ogni giorno. Tuttavia a livello emotivo e intellettuale, nella dimensione più individuale e relazionale, devono prevalere la sana schizofrenia e l'estremismo. Non è più tempo di mediocrità, ma di emozioni forti.
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