Tra gli uomini conservatori si sente spesso affermare che il femminismo ha contribuito a distruggere la civiltà occidentale. Idee come quella di “mascolinità tossica” sono state ridicolizzate. Non c’è dubbio che una certa retorica femminista divisiva abbia commesso l'errore di non voler distinguere la mascolinità tossica da quella sana, come se la mascolinità stessa fosse sbagliata in sé e per sé.
La sofferenza degli uomini è stata ignorata, sminuita o persino celebrata. Eppure il tasso di suicidi tra i maschi è in aumento in Occidente.
Come affermò Isaac Newton nella sua Terza Legge, “per ogni azione, in natura, c'è una reazione uguale e contraria.” Gli uomini, spesso dietro la maschera dell’anonimato, hanno iniziato a sfogare online le proprie frustrazioni, non solo contro le femministe, ma contro le donne in generale. Alcune figure della manosfera, come i fratelli Tate, hanno sfruttato questa rabbia. Hanno divulgato l’idea Islamista della poligamia e l’idea che le donne devono “stare al loro posto” con l’umiliazione. In questo modo la distanza tra uomini e donne è cresciuta, dal punto di vista politico, culturale e sociale. Gli uomini soffrono davvero, ma soffrono anche le donne. Non abbiamo bisogno di una soluzione bilanciata o moderata, ne abbiamo bisogno di una radicale che trascende questa dicotomia. Una in cui si trova una sintesi tra i bisogni maschili e femminili nell’età moderna. Dopo tutto, una relazione ideale non cerca compromessi; lascia che entrambe le parti diventino una cosa unica tramite l’armonia.
Per reagire a questa divisione, da tempo è sorto un desiderio di colmare questa distanza. Libri come Gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere, I cinque linguaggi dell'amore e Attached hanno venduto milioni di copie. Chi li ha letti spesso racconta di aver cercato di nascondere queste letture, imbarazzato all'idea di cercare di capire come far funzionare l'amore nella propria vita. Un comportamento che però non dovrebbe essere motivo di vergogna. Il problema, invece, è che questi libri di auto-aiuto restano intrappolati in uno sterile linguaggio da psicoterapeuti. Creano varie patologie per definire un qualsiasi confronto o difficoltà, rendendo una relazione sana uno standard impossibile da raggiungere. Non riescono ad affrontare la causa principale del problema. Mancano di profondità.
Uomini e donne hanno bisogno gli uni degli altri per creare un futuro. Dio li ha concepiti così.
Persino nella nostra società iperindividualista, dove è possibile sopravvivere – da un punto di vista materiale – senza l'altro, questa verità rimane scolpita nella nostra essenza più profonda. L'amore è primordiale, scorre in profondità nelle nostre ossa e nessun surrogato, come ad esempio l'intelligenza artificiale, ne può soddisfare le necessità. Alcune grandi menti si dedicano all'eccellenza creativa, alla spiritualità ascetica, alla riflessione filosofica, e alla ricerca scientifica, ma si tratta di eccezioni, e non della regola: per prosperare, la società ha bisogno di relazioni armoniche. Del resto, questi geni hanno raccontato di aver sacrificato con dolore la ricerca dell'amore per dedicarsi con tutto il cuore al bene dell'umanità. Alcuni sono riusciti ad avere successo in entrambi gli ambiti.
Al centro della tragedia greca, fondamento della civiltà occidentale, c’era l'amore. Questo sentimento non è stato solo alla base del Romanticismo, ma era presente già nella letteratura classica con la poesia omerica. Esso ispira i romanzi, il teatro, l'arte. Tuttavia, la cultura popolare di oggi è priva di rappresentazioni positive dell'amore. Il romanticismo è spesso visto come “cringe” o da “deboli”.
Invece, insultare o sminuire il sesso opposto anima ed eccita le folle odierne. I matrimoni e le nascite sono in calo e sia gli uomini che le donne dicono di sentirsi sempre più soli. La cultura riflette e incoraggia questa realtà, creando un circolo vizioso.
Parte del problema sta nella mercificazione delle relazioni. In una “società della scelta”, gli individui usano le app di incontri come se stessero giocando ai videogiochi o scegliendo un vestito nei negozi online. Il romanticismo viene astratto dalla sua essenza mistica. È vero che oggi molte coppie si incontrano e possono addirittura sposarsi attraverso queste app. Ma quanti, in proporzione, si sottopongono all’umiliazione rituale di dover scrivere “Ehi, sto cercando una relazione, anzi, sono qui perché non riesco a trovarne una e mi sento un po' disperato” e si espongono alla possibilità di un rifiuto, senza alcun risultato? Si tratta di una dinamica particolarmente dannosa per le donne, che non sono naturalmente predisposte a cercare gli uomini così apertamente, né a superare il rifiuto come il sesso opposto. In effetti, a livello spirituale comportandosi così le donne rischiano di diminuire la propria autostima. È ancora vero, in larga misura, che generalmente sono gli uomini a proporsi alle donne, che li accettano o li respingono. Nel campo della comunicazione romantica, le donne tendono a dare segnali, mentre gli uomini passano all’azione.
Molti desiderano un ritorno alla spontaneità, al brivido dell'incertezza, alla scarica di adrenalina che si provava un tempo con le interazioni casuali fra persone. Un tempo era impensabile dire “Ehi, sto cercando una relazione” in una piazza o in un caffè all'aperto per entrambi i sessi, mentre oggi è considerato normale se lo si fa da dietro uno schermo.
Una volta accadeva di conoscere il partner tramite amici e parenti, senza sapere se l’altro provasse lo stesso sentimento. Si andava al bar o al ristorante, sapendo che lo avremmo incontrato perché le comunità locali avevano punti di riferimento unici, senza dover organizzare o forzare l'incontro, e da lì la relazione si evolveva naturalmente. Non c'era l’imbarazzo del “Siamo qui per valutare se ci piacciamo”, che suona così simile alla compilazione di un foglio Excel. Il termine “mercato degli incontri” è ormai diffuso, ma pochi capiscono cosa implica l’averlo interiorizzato: l'amore stesso diventa una merce.
E ora, cosa fare? Il primo passo deve essere quello di conciliare queste interazioni spontanee con la tecnologia moderna. Gli spazi sui social media in cui si possono trovare visioni e valori comuni sono ottimi modi per incontrarsi di persona. Anche la ricerca della palestra più vicina, della scuola di cucina o di qualsiasi altra passione si voglia seguire, a cui iscriversi online, sono una realtà crescente. Se non viene ancora rappresentata la tua nicchia, puoi crearla. Il vecchio modo di incontrare il partner casualmente, localmente, sta scomparendo, sostituito da uno nuovo mondo virtuale, in cui le persone si conoscono attraverso interessi e ossessioni comuni. Questa è la strada per chi cerca di sottrarsi alla pulsazione alienante di un'app di incontri. Per mantenere il mistero e l'eccitazione, invece di ridurre il romanticismo a un lavoro di routine o, peggio ancora, a un atto di disperazione.
Tuttavia, dobbiamo ricordare che il passato non è sempre stato migliore del presente. Prima del XVIII secolo, in Occidente i matrimoni erano generalmente combinati e l’aver figli non era tanto una scelta deliberata e intenzionale quanto un dovere. La vita era più semplice in termini del peso delle decisioni. Ciò che doveva essere fatto veniva fatto. La modernità si distingue dal fattoche la libertà di scelta è sempre più amplificata come mai prima nella storia.
Con l'avvento dell'automazione, la libertà di scelta aumenterà, poiché il lavoro manuale sarà svolto quasi interamente dalle macchine. La libertà di scelta rende facoltativi le relazioni e i matrimoni; nessuna forza esterna obbliga le coppie a essere tali o a stare insieme. Con la libertà di scelta, gli individui sono legati dallo stare bene a livello emotivo, dall'attrazione romantica e dall'impegno volontario. La scelta permette a uno dei due individui di una coppia di allontanarsi senza essere limitati da vincoli legali sostanziali o pressioni economiche. Persino la Chiesa cattolica, storicamente contraria al divorzio, un decennio fa ha introdotto la riforma degli annullamenti.
Quali sono i fattori che tengono unite le relazioni e i matrimoni nell'era moderna? Cosa fa funzionare l'amore? Romanticismo, passione, mistero, rispetto, fiducia, onestà, lealtà, capacità di comunicare. Le energie maschili e femminili che si compensano senza ricorrere ai triti cliché dei “ruoli” meccanizzati, oggi così popolari tra le ideologie della manosfera. Prioritizzare l’intesa, la connessione emotiva. Ma per tenere unite le relazioni occorre anche sapere lasciare andare, apprezzando la bellezza di vivere in modo imprevedibile, senza pianificare, analizzare, controllare. Uno degli errori principali delle consulenze moderne sulle relazioni è la teoria per cui sia gli uomini che le donne valutano l'amore come un investimento commerciale. Un proverbio italiano dice: “Al cuor non si comanda”.
Anche l'ulteriore stigmatizzazione da parte della manosfera delle donne che scelgono di dedicarsi al lavoro o a una passione è deleteria, soprattutto quando queste donne non sono ancora sposate. A dispetto della feticizzazione dell'apparenza tipica del nostro tempo, le donne che investono nel proprio intelletto e nei propri talenti, oltre all'aspetto fisico, hanno matrimoni più felici. Le donne istruite hanno maggiori probabilità di sposarsi e di rimanere sposate, il che dimostra che l'istruzione delle donne non è da biasimare come se fosse una delle cause del declino dei tassi di matrimonio, ma al contrario dovrebbe essere lodata come uno dei fattori che porta al successo nel matrimonio. Le donne in grado di tenere conversazioni con il proprio coniuge, che comprendono le difficoltà a un livello più profondo, che possono relazionarsi con le sue esperienze e con cui condividono una visione comune hanno maggiori probabilità di avere matrimoni sani. L’independenza è anche vista come attraente per il genere maschile, al contrario di quello che dice la manosfera, se l’uomo si sente rispettato e valorizzato. Una distinzione tra co-dipendenza e inter-dipendenza è necessaria. Ma ancora più importante, l’indipendenza fa bene alle donne. Uno studio dimostra che le donne indipendenti hanno più successo nelle relazioni. L'idea che le donne lavoratrici vogliano essere single, senza figli, chiuse in un cubicolo a compilare serie di dati sotto luci LED fluorescenti è una fantasia promossa dalla manosfera.
Si parla molto degli effetti dell'industrializzazione sugli uomini, ma meno delle conseguenze sulle donne. Le macchine hanno sostituito il lavoro manuale delle donne in casa. Prima erano impegnate in lavori domestici faticosi, come fare il bucato camminando fino al pozzo e preparare i pasti cucinando gli ingredienti allo stato grezzo. Oggi molte donne scelgono di perseguire la propria indipendenza attraverso la carriera e la realizzazione personale perché il lavoro domestico non esiste più. Esse sono emancipate nel vero senso della parola, proprio come molti uomini si sono emancipati dal lavoro alienante che esisteva prima che le macchine lo sostituissero.
Sebbene i macchinari, i prodotti e i supermercati, con la loro offerta infinita, abbiano trasformato i lavori domestici, questa trasformazione è avvenuta al prezzo della solitudine e dell'isolamento prima che le donne entrassero nel mercato lavorativo. Spesso le donne riportano una maggiore insoddisfazione e depressione in un contesto domestico matrimoniale privo di interessi o passioni, in cui non hanno scambi con il mondo esterno. Uno studio ha rilevato che “nel complesso, la depressione è risultata più elevata nelle donne sposate che non lavorano rispetto a quelle che lavorano”. I mariti escono di casa per andare a lavorare e la sera ritornano distrutti da quelle mogli che cercano disperatamente un contatto con loro. Questo può causare tensione in una relazione che diventa sbilanciata.
Le donne hanno anche sempre avuto sostegno nel crescere i figli. Le famiglie esistevano in contesti allargati, non nel nucleo famigliare. Un saggio di David Brooks, “La famiglia nucleare è stata un errore”, tocca proprio questo punto. Brooks scrive: “Siamo passati da famiglie grandi, interconnesse ed estese (...) a famiglie nucleari più piccole e distaccate.” Oggi, anche le donne che restano a casa spesso cercano il sostegno di una babysitter nel crescere i figli, perché crescere i figli non era inteso come un lavoro uno-ad-uno racchiusi nelle mura di un appartamento. Quando le donne sono sostenute nel crescere i figli, da altri membri della famiglia o dalla loro comunità, i matrimoni migliorano. Sono anche in grado di realizzarsi, contribuendo alla loro felicità e quindi a quella della famiglia. Specialmente quando i figli crescono. Ed è proprio interagendo con il mondo, innamorandosi della vita, spesso attraverso la realizzazione, che si può incontrare un futuro partner. La sfida della nostra epoca consiste nel conciliare il nuovo bisogno delle donne di realizzarsi al di fuori della vita domestica con la maternità.
Prima dell'industrializzazione, i bambini rappresentavano un valore economico aggiunto perché lavoravano per la famiglia. Oggi è vero il contrario: i figli sono un costo economico. Oggi, quando si valuta se avere o meno un figlio, soprattutto alla luce della crisi economica, la questione dei costi è inevitabile. È anche per questo che i bambini sono meno numerosi. Non è una coincidenza che in tutti i Paesi industrializzati si sia assistito a un forte e rapido declino dei tassi di natalità. Come conciliare i costi crescenti del mantenimento dei figli con il desiderio di avere una prole? Ricostruendo comunità che aiutino le donne a crescere i figli, in cui le donne possano cercare una forma di realizzazione, sia nella maternità che nel mondo che le circonda.
Nella nostra attuale crisi di attaccamento c'è anche un elemento emotivo. La manosfera spesso suggerisce agli uomini che l’espressione di sentimenti sinceri per le donne sia un segno di pietosa sottomissione alle femmine, e portando invece ad esempio lo stoicismo come una filosofia adatta agli uomini, ammirevole e da perseguire. Tuttavia, sebbene l'ideale stoico presenti alcuni difetti, come la proposta di una vita basata sull'apatia e, si può dire, persino sulla debolezza passiva, i più grandi stoici, come Marco Aurelio o Seneca, propugnavano l'autocontrollo nel contesto di virtù definite come la pazienza, la temperanza e l'accettazione. Questo modello virtuoso si colloca all’opposto della propensione della manosfera a indurre alla vergogna gli uomini che esprimono le proprie emozioni nei confronti delle donne. Particolarmente quando quelle espressioni emotive sono parte dell’inseguimento della donna, visto tradizionalmente come un segno maschile di essere “gentiluomini”. “Dove regna l’amore, non c’è volontà di potenza,” diceva lo psicoanalista svizzero Carl Jung. Inoltre, fare provare vergogna alle donne per tenere sotto controllo il proprio comportamento morale non è efficace. La vergogna può contribuire a realizzare una società con una morale migliore, solo se essa può portare alla salvezza. In altre parole, la vergogna è utile solo come incentivo negativo nel quadro di una visione del mondo che incoraggia la redenzione e un cambiamento dei comportamenti che sia riconciliante.
Gesù non predicava la vergogna. La Bibbia afferma, al contrario: “Dio infatti non ha mandato il suo Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma per salvarlo per mezzo di lui” (Giovanni 3:17). Nelle religioni pagane europee precristiane la vergogna è ancora meno presente, c’era invece una moralità sessuale libera. Anche le donne sono inclini al peccato. È una condizione umana. Quando la vergogna viene utilizzata come strumento di moralizzazione solo contro le donne e non contro gli uomini, le donne si orientano sempre più verso il progressismo, dove sentono che i loro bisogni sono meglio ascoltati. È per questo che, nel voto, vediamo un divario così netto tra i modelli della Gen Z maschile e femminile.
Nessuna ideologia può avere successo se nega i bisogni umani più primitivi. Fëdor Dostoevskij ne I Fratelli Karamazov diceva che l'inferno è la “sofferenza di non poter amare”. Uomini e donne sono divisi gli uni dagli altri da una cultura ostile che si nutre delle loro miserie. Nel caos della modernità, è necessaria la forza potente dell'amore senza scuse. Rendiamo l’Occidente romantico una volta ancora.
Alessandra Bocchi è la fondatrice di Alata Magazine e della Rivista Alata.
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