Stavo praticamente morendo. Di sicuro, stavo morendo lentamente. Forse non abbastanza velocemente.
Si dice che un uomo in salute abbia mille desideri, mentre una persona malata ne abbia solo uno. Per me, questa verità era valida, forse, un decennio fa. Nel giro di qualche settimana, sono passato dall'essere un giovane uomo relativamente sano, in procinto di affacciarsi all’esistenza adulta, ad essere completamente spogliato di ogni voglia di vivere.
Sembra melodrammatico, ma non essere in grado di respirare correttamente per molti mesi di fila alla fine ti presenta il conto. Prima dissero che si trattava di allergie; poi parlarono di asma in età adulta e alla fine menzionarono qualcosa di più insolito. La causa? Sconosciuta. Le complicazioni? Non rispondevo ai corticosteroidi, ero ipersensibile agli stress ambientali e le mie possibilità di disintossicazione erano bloccate. Non riuscivo a dormire; stavo aggiungendo un peso corporeo considerevole e l’eventualità di un futuro di sofferenza costante disturbava ogni momento di riposo. Il respiro mi mancava, continuamente.
Con il senno di poi, è stata la cosa migliore che mi sia mai capitata.
Quella è stata la notte oscura della mia anima; la malattia ha colpito prima il mio corpo e quindi si è insinuata a poco a poco anche nella mente. Questa malattia misteriosa mi obbligò a tracciare un bilancio della mia vita fino a quel momento. Mi costrinse ad amare il mio destino solo se significava sfuggirgli, non per mano di un deus ex machina ma per la mia.
Ho parlato con molte persone che sono riuscite a superare un problema di salute importante anche quando la medicina tradizionale non offriva soluzioni e che ora sono d'accordo con me quando dico che fare mancare il respiro. C'è qualcosa di liberatorio nel prendere in mano la propria vita in questo modo: l’autonomia si rafforza e al tempo si indebolisce la presa della realtà del consenso della medicina; quando gli esperti non hanno più risposte, è proprio allora che si iniziano a fare più domande.
La connessione tra l’URSS, Buteyko, e la CO2.
Conoscete il “mouth taping”, cioè la pratica di tapparsi la bocca con un nastro adesivo durante il sonno? Si potrebbe dire che sono stato io a dare inizio a questa tendenza. Quando nel 2020 ho aperto il mio account Twitter e ho iniziato a parlare di mouth-taping, è diventato un trend popolare.
I benefici del respirare dal naso sono interconnessi: rallenta e controlla la quantità di aria che respiri, promuovendo lo scambio di ossigeno nel corpo e creando dunque energia vitale.
Questa pratica è molto più antica di me: il merito va al Dr. Konstantin Buteyko. Scoperto che i suoi pazienti malati presentavano una ventilazione superiore alla norma, egli ipotizzò che, interrompendo la “respirazione eccessiva”, i sintomi si sarebbero ridotti o addirittura sarebbe spariti. In effetti, negli anni '60 Buteyko sperimentò la propria teoria su migliaia di pazienti asmatici e cardiopatici durante i suoi studi clinici presso la Sechenov Prima Università Statale di Medicina di Mosca.
Le sue idee si sono diffuse. Buteyko sviluppò un metodo di lavoro che agisce modificando la respirazione riflessiva e inconscia, che influenza quasi ogni aspetto della fisiologia di una persona.
A livello pratico, il suo metodo comporta il graduale aumento dei livelli di anidride carbonica (CO2) tollerati, potenziando così l'effetto Bohr - il miglioramento del flusso di ossigeno dal sangue ai tessuti. Questo porta a una respirazione cellulare ottimale che genera più ATP (la fonte di energia).
Questo esercizio di respirazione non coinvolge soltanto la respirazione dal naso. Se volete praticarla ad un livello ancora più intenso necessita la “fame d'aria” (è la maggiore quantità di CO2 – e non la mancanza di ossigeno – a indurre un forte desiderio di respirare) inspirando l'80%-90% dell’aria che si respira normalmente o allungando la pausa naturale dopo un'espirazione per 4-10 secondi. Se questo viene ripetuto 3-4 volte al giorno rimanendo rilassati, il midollo allungato, il centro della respirazione nel cervello, rileva le variazioni del pH del sangue (l’aumento di CO2 diminuisce il pH) attraverso i chemiorecettori periferici e alla fine ripristina in modo permanente la normale attività respiratoria.
Sono tante informazioni da digerire, lo so! E vado anche oltre: l'aumento di CO2 ha benefici terapeutici che non si fermano alla respirazione. Ciò che ha fatto la differenza per me è stata la regolazione del mio sistema nervoso.
Il tuo sistema nervoso? È d’ostacolo per raggiungere il tuo potenziale.
Facciamo subito una prova. Inspirate, espirate e trattenete il respiro. Fatelo. Dopo 15-20 secondi, inizierete a provare una sensazione sgradevole. Sarete presi da una sensazione di panico e di soffocamento: è la CO2, che satura le cellule e i tessuti. È una sensazione che genera preoccupazione. È la paura della morte, che si fa carne e che viene suscitata intenzionalmente. Imparare ad accettare questa sensazione, a superarla o addirittura a trasformarla in uno stato vicino alla gioia e all'eccitamento è, a tutti gli effetti, un processo alchemico.
Cambiare il modo in cui la mente interagisce con il corpo è possibile, insegnando al sistema nervoso a rimanere calmo e spensierato persino sull’orlo del pericolo.
Se ci fate attenzione, scoprirete che molti di noi viviamo costantemente in uno stato di leggero stress. Immaginate che uno sconosciuto vi si avvicini dal nulla e vi dia una pacca sulla spalla. Vi volterete di scatto, allontanandovi dal percepito pericolo. In effetti, inspirerete bruscamente e tratterrete il respiro. È la stessa reazione che si prova di fronte allo stress mentale e a qualsiasi imprevisto: un timore inconscio della realtà, accompagnato da una reazione istintiva.
Ogni emozione, ogni pensiero, lascia una traccia sul corpo e viene ricomunicato alla mente attraverso il respiro. Il corpo ospita la parte inconscia della mente: per questo, tutto ciò che cerchiamo di evitare viene immagazzinato nel corpo sotto forma di tensione. Racchiude i nostri ricordi, traumi e le nostre emozioni spiacevoli. Quando le si lascia accumulare, incancrenire, esse finiscono per consumare la nostra energia.
Lo psicoanalista Carl Jung riteneva che la libido, intesa come energia vitale, si consumasse nel tentativo di proteggere il sé da ciò che giace sotto la mente cosciente. Inoltre, Jung riteneva che avessimo bisogno di integrare la nostra Ombra, di renderla consapevole: altrimenti essa avrebbe condotto la nostra vita in modo inconscio, dando origine a un complesso emotivo per ogni modo in cui la nostra energia viene rubata. Quando riusciamo a decostruire queste realtà, nascoste in profondità nella nostra psiche, ecco che l'energia viene liberata. È qui che nascono la creatività, il pathos, l’eros e la gioia di vivere.
Guardare all'interno della propria mente subconscia e lasciare spazio a questa esperienza scomoda, sfruttando il respiro come strumento di trasformazione - una simulazione della paura che fa emergere l'Ombra - è la tecnica per praticare la cosiddetta “meditazione somatica”. Si tratta di una “semplice” conversazione con se stessi, per far emergere le emozioni negative fondamentali come la paura, l'abbandono, il dolore, il dubbio, ecc. e affrontarle nella loro natura più cruda.
Non vi annoierò con ulteriori dettagli. L’aspetto più importante è che, se sono praticate quotidianamente, tecniche come questa possono avere un impatto profondo sul corpo. Quando ho scoperto il metodo Buteyko, ho provato a chiudermi la bocca con il nastro adesivo la notte, e ho trascorso molte ore praticando diversi esercizi di respirazione, notando come i miei sintomi si siano ridotti e, alla fine, siano stati eliminati. Il desiderio di respirare, che inizialmente mi generava angoscia, è diventato, alla fine, la sensazione che mi ha liberato.
Ero sorpreso quando ho scoperto che anche l'ansia, le tempesta emotive, i pensieri più invadenti e la tensione del corpo sono diventati fenomeni che era possibile gestire. Ora potevo vederne l’origine: un sistema nervoso bloccato, che reagiva a uno scenario costante di vita-o-di-morte.
Ma non mi sono fermato qui.
Quando qualcosa funziona al di là dei limiti condivisi da chi ti circonda non si può che diventarne ossessionati. E così è stato per me. La mia ricerca mi ha portato ad approfondire le pratiche esoteriche che incorporano o utilizzano il respiro per trasformare il corpo. Ciò che ho scoperto più e più volte è stata la connessione tra il respiro, la vitalità e l'anima.
Il nostro respiro è uno strumento per la trasformazione di sé.
“Non possedevano respiro, non avevano ispirazione, né chiusure, né voce, né buoni colori; Óðinn diede loro il respiro (ǫnd/andi), Hœnir l'ispirazione, Lóðurr dava le chiusure e buoni colori”. Da Vǫluspá 18, Mitologia norrena
Trovare una civiltà antica, una religione o una setta che non abbia fatto un collegamento tra il respiro e l'anima non sarebbe un compito semplice. Esaminando l'etimologia della parola “psiche”, ψυχή in greco, si nota come essa derivi dalla parola πνοή → pneuma, che significa sia “respiro” che “spirito”. Un concetto che ben descrive l'ineffabile energia universale e cosmica che satura il nostro corpo, la forza alla base dei nostri atti creativi.
Nella mitologia greca, la dea Atena infonde la vita negli esseri umani di argilla plasmati da Prometeo.
Nel giudaismo, il Ruach, il respiro di Dio della Kabbalah cerca di salire sull'Albero della Vita e di fondersi con le emanazioni dell'Ein Sof, il concetto di Dio prima di qualsiasi manifestazione.
Nella cosmogonia gnostica, Yaldabaoth con i suoi Arconti costruisce la realtà fisica e crea la nostra carne - eppure rimaniamo vuoti, privi di una forza animatrice, della scintilla, dell'essenza della vita. È stato l'unico vero Creatore, che compativa la nostra condizione di inferiorità, a respirare attraverso il Demiurgo per infondere l’anima in noi.
Nella cultura orientale, incontriamo la parola prana. Il pranayama, il controllo e l'espansione del respiro delle tradizioni yogiche, è stato usato come strumento di illuminazione. Quando una persona smette di respirare, nello stato detto Kevala Kumbhaka, il risveglio può essere delizioso. Il respiro si dirige verso l'interno, la scintilla divina infiamma le viscere e l'uomo è autosufficiente e spiritualmente emancipato.
Si tratta del Jiva-atman, singolo respiro divino insito in ogni essere vivente, dall'uomo fino all’insetto più piccolo.
Nella cultura cinese, il Qi del respiro corrisponde al ponte tra il Jing (essenza) e lo Shen (coscienza). Nel Neidan, l'alchimia interna dei cinesi, il respiro rappresenta l’interazione fra mente e corpo. Quando cambia la mente, cambia anche il respiro e, infine, cambia il corpo.
Ho trovato molti dei pezzi mancanti. La nostra prospettiva moderna eccessivamente analizzata e disincantata ci colloca in un universo puramente meccanico, privo di misteri. Esso è sterile e determinato, presenta una biologia priva di qualsiasi significato che vada oltre il puro e semplice sostenimento della vita. Eppure, come si può intuire, il corpo è il crogiolo alchemico dove la prima materia - il nostro io grezzo e non raffinato - si fonde e si trasforma, avvicinandoci al culmine del nostro potenziale.
Ecco dei consigli pratici per i principianti.
Mi è stato chiesto di scrivere un saggio che spiegasse alcuni dei principi chiave della respirazione e del lavoro sul respiro. Finora, non ci sono riuscito. Sono però consapevole che farò arrabbiare chi mi ha commissionato l’articolo se non darò nemmeno l’impressione di provare a seguire le indicazioni ricevute: esaminiamo quindi ciò che tu, lettore, puoi fare per migliorare un po' la tua vita senza addentrarti in pratiche esoteriche woo-woo o trascorrere diverse ore al giorno lavorando sul tuo respiro.
1) Come prima cosa, è importante ricordare che respirare attraverso il naso durante tutto il giorno - anche durante l'esercizio fisico - sarà il fattore più importante per migliorare la respirazione complessiva e i livelli di energia. Fate del vostro meglio per prendere coscienza di quando respirate con la bocca (soprattutto quando siete seduti). Quando fate esercizio fisico, sfruttate la respirazione nasale come un “barometro”: se avete la necessità di respirare dalla bocca, riducete l'intensità dell’allenamento e alzate il vostro livello di tolleranza lentamente, nel giro di diverse settimane.
2) Mettere un nastro sulla bocca. Questo metodo impedisce di respirare con la bocca durante la notte. Non si tratta di una pratica da esercitare per sempre: tuttavia, non c’è dubbio che essa vi aiuterà fino a quando non riuscirete a respirare solo dal naso anche inconsciamente, 24 ore su 24. Procuratevi del nastro di seta per uso medico, tagliatene un pezzetto e mettetelo sulla bocca. Tutto ciò di cui il vostro corpo ha bisogno è un leggero aiuto, un promemoria per usare il naso. Per le prime settimane sarà difficile dormire, ma con il tempo inizierete a sentire la differenza.
3) Dormire coricati su un fianco è un'altra semplice abitudine da adottare. È stato dimostrato che dormire sulla schiena provoca attacchi di apnea più frequenti durante la notte e favorisce la respirazione con la bocca. Giratevi a destra o a sinistra e dopo qualche notte vi sentirete più riposati.
4) Correggete la postura. Se state seduti per molte ore al giorno, assicuratevi che le ginocchia siano più basse dei fianchi e che il vostro petto non collassi. Fate spesso delle pause e muovetevi. Anche un leggero stretching aiuta a mantenere i muscoli sciolti e aperti.
5) Per quanto riguarda il lavoro sulla respirazione, ecco un utile esercizio da fare 20 minuti ogni mattina:
È stato dimostrato che la respirazione HRV (heart rate variability) o resonance frequency breathing riduce significativamente l'ansia, stimola il nervo vago e regola il sistema nervoso.
Ecco di cosa si tratta. Quando siamo riposati e tranquilli, la nostra frequenza cardiaca fluttua naturalmente in un ritmo equilibrato. La respirazione HRV aiuta ad amplificare queste fluttuazioni naturali, migliorando l'equilibrio tra la parte simpatica (reazione di lotta o fuga) e quella parasimpatica (riposo) del sistema nervoso. Respirando a un ritmo preciso, stimoliamo il nervo vago, che aumenta l'attività parasimpatica. Questa respirazione ci rende più resistenti allo stress e migliora la regolazione emotiva. Ecco le indicazioni:
a) Sedetevi in una posizione comoda.
b) Lasciare che il respiro si stabilizzi per un paio di minuti.
c) Poi, iniziate a inspirare per 4 secondi e a espirare per 6 secondi. Fate caso a come vi sentite:
- Vi sembra di espirare troppa aria?
- Vi sembra di gonfiare troppo i polmoni durante l'inspirazione?
- Fate fatica a mantenere il ritmo e il flusso d'aria regolare (ad esempio, dovete espirare troppo verso la fine dell'espirazione)?
d) La respirazione deve essere normale: non si deve cioè avere la sensazione di doversi sforzare per mantenere l’attività respiratoria.
e) Provate per diversi intervalli 6/6secondi, 5/6secondi, 5/7secondi, 5/5secondi, 4/5secondi.
- Sperimentate i diversi pattern, fino a che non avrete trovato quello con cui vi sentite più a vostro agio.
È provato che il canto e la cantilena inducono una frequenza di risonanza simile. Una cosa a cui pensare.
Anche se non è il metodo Buteyko, che richiede molto più tempo per la pratica, questo metodo è sufficiente prima di tentare qualcosa di più estremo.
Prima di lasciarvi andare, vorrei darvi un altro consiglio pratico, forse il più importante.
Avendo a che fare con una pratica che implica un invito quasi costante alla sofferenza intenzionale durante ogni sessione, mi sono reso conto che l'intuizione non deriva da un'esperienza, bensì dalla relazione con quell'esperienza.
L'uomo che vive distaccato dalle proprie emozioni potrebbe sviluppare la stessa poca saggezza di chi vive recluso. A mio parere, per apportare cambiamenti permanenti e a lungo termine alla propria psiche, bisogna evitare di intorpidirsi e affrontare le situazioni difficili senza innescare una risposta cronica del sistema nervoso. Auto-esaltandosi o crogiolandosi nell'autocommiserazione – due reazioni che sviano le normali funzioni cognitive - si priva la mente della crescita. Alimentando arbitrariamente il vostro sistema psichico con l'adrenalina, oltre agli effetti collaterali fisici come il burnout, comunicate che siete in un luogo pericoloso e che solo un uomo “diverso” - e non voi stessi - può farvi fronte. Quindi, in modo naturale, ogni volta che accade qualcosa al di fuori della vostra zona di comfort, diventate (seppur leggermente) sempre più distaccati.
Pensate all'ultima volta che avete dovuto vivere un'esperienza difficile. Molto probabilmente l'avete affrontata in fretta, senza prendervi il tempo necessario per vivere appieno le emozioni spiacevoli. Siete a malapena “riusciti” a superare le avversità. Non c'è stata alcun risveglio spirituale, ma solo il deserto della sopportazione. Alla fine, quasi non ricordate la lotta; ricordate solo che siete contenti di esserne usciti vivi.
Perché non fate un bel respiro, vi rilassate e vi prendete il vostro tempo per navigare la vostra vita a pieno? Andate avanti. Vi prometto che, alla fine di questo viaggio, ci saranno più benefici che svantaggi.
Essere sull’orlo del pericolo è come cavalcare una tigre, puoi solo montarla o morire.
Hyde è uno scrittore e ricercatore sul Buteyko, il lavoro sul respiro e l'alchimia interna. Potete trovare i suoi corsi su Breatheless.
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