I Guru della Mascolinità
Davvero gli uomini più virili hanno bisogno di dimostrare la propria mascolinità?
Allacciate le cinture. I libri sulla mascolinità stanno arrivando.
Qual è il problema degli uomini?
Dopo il trionfo di Donald Trump alle elezioni, dimostrazione plastica di un’importante svolta conservatrice tra i giovani uomini, la mascolinità è destinata a tornare al centro del dibattito nei prossimi anni. Anche più di quanto non lo sia già.
I commentatori liberal si sono chiesti a lungo quali potessero essere le cause che hanno portato tanti giovani verso il lato oscuro. È stato Joe Rogan? Andrew Tate? Una tossina nascosta nei cerotti alla nicotina?
Del resto, persino i conservatori concordano che gli uomini abbiano un problema. Troppi, a quanto pare, sono alienati e vagano senza meta, dipendenti dal porno, dai videogiochi e dall'introspezione. I matrimoni diminuiscono. I tassi di natalità sono in calo. I NEET – che non studiano né lavorano – sono più numerosi che mai.
Quindi, ancora una volta, qual è il problema degli uomini?
Vale la pena di sgombrare il campo dagli equivoci. Dopo tutto, ci siamo già passati. Quando, nel 2016, Trump fu eletto alla Casa Bianca per la prima volta, il suo arrivo contribuì ad alimentare il boom dei libri che decostruiscono la cosiddetta “mascolinità tossica”. Opere come For the Love of Men di Elizabeth Plank e Boys Will Be Boys di Clementine Ford, tra le altre, hanno cercato di evitare una critica puramente sarcastica, così diffusa sui social media, per offrire una chiave di lettura empatica del modo in cui l’ortodossia della mascolinità danneggia sia gli uomini che le donne.
Che il loro approccio fosse ostile o empatico, tutti questi argomenti erano condizionati dal pregiudizio, fondamentalmente distruttivo, secondo cui la mascolinità è un problema da risolvere, piuttosto che un fenomeno con cui confrontarsi. Se qualcuno ti strappa il cuore, non importa se lo fa per il cinico desiderio di venderlo o per darti l'illusione di salvarti la vita. Così, il tema del comune interesse dei maschi per la violenza non viene affrontato come un fenomeno da gestire, ma come un cancro da estirpare. (Curiosamente, in pochi si sono lamentati quando l’esercito ucraino ha arruolato gli uomini ma non le donne.)
Ironia della sorte, l'ambiguo “caso pro-maschio” contro la mascolinità potrebbe rivelarsi più detestabile dell’odio aperto che i radicali di un tempo avevano nei confronti degli uomini. La pretesa che gli uomini entrino in terapia, piangano e parlino apertamente del proprio pene nasconde un approccio manipolatorio che mancava del tutto nelle prime denunce a viso aperto dei presunti privilegi dei maschi.
Questo non vuol dire che gli uomini non soffrano, naturalmente (in modi, cioè, tipici del loro essere uomini - così come le donne soffrono in modi caratteristici del loro essere donne). Le spiegazioni troppo semplici sono solo strategie di marketing. Alcuni stavano male per l’assenza di modelli maschili provocata dall’aumento del numero di famiglie senza un padre. Altri, soprattutto in America, venivano risucchiati dal vortice della dipendenza che si sviluppava nelle aree economicamente depresse.
Più in generale, gli uomini avvertivano con dolore tutta una serie di nuovi vuoti spirituali nella loro vita sociale ed economica. Il lavoro era diventato più impersonale e incerto, le relazioni sentimentali si erano fatte più asettiche e più insicure, mentre le app di incontri potevano offrire solo l’emozione fredda che può dare un colloquio di lavoro. La cultura pop era controllata da isterici censori. In molti si sono immersi in un tiepido brodino di surrogati (pensiamo al porno o ai podcast) e assopimento (pensiamo invece alla marijuana o agli oppioidi).
Il mainstream prendeva appunti. Lo scrittore britannico Richard Reeves, già consigliere speciale del vice primo ministro Nick Clegg, ha scritto nel suo libro Of Boys and Men che la società dovrebbe impegnarsi per rispondere alle esigenze dei ragazzi e degli uomini, oltre che delle ragazze e delle donne. Un intento lodevole. Tuttavia, il rischio è che i “giovani uomini” diventino solo l’ennesimo gruppo oggetto di interesse speciale, che andrà ad occupare un altro posto tra gli alterni interessi dell'egualitarismo manageriale.
Tuttavia, erano in gioco patologie culturali più ampie. Così anche i conservatori hanno iniziato a riflettere sul tema della mascolinità. Per Jordan Peterson, in Twelve Rules for Life, il rimedio era l'auto-miglioramento morale. I giovani maschi - non solo i giovani, ma soprattutto loro - dovevano tenere la schiena dritta, pulire le proprie stanze e diventare membri produttivi e responsabili delle rispettive comunità.
Per altri osservatori, questo approccio tradizionalista era soffocante almeno quanto il moralismo liberal che sosteneva di voler contrastare. Alla base della virilità in Bronze Age Mindset di Bronze Age Prevert c’era la filosofia della prestanza fisica, della malizia piratesca e dell’aperto disprezzo per le norme sociali. Per questo scrittore noto anche come “BAP”, i giovani di talento non dovrebbero essere legati alle proprie comunità, ma dovrebbero dominare lo spazio, ovunque sia possibile.
Alcuni critici, invece, erano più satirici che prescrittivi. L’autore noto come Delicious Tacos è stato un Houellebecq dell'epoca dell’online, ossessionato dal sesso ma con un indefinito desiderio di trascendenza. I suoi racconti, come The Pussy e Savage Spear of the Unicorn, sono morbosi, raccapriccianti, spesso divertenti e talvolta commoventi nella loro cupa rappresentazione di una libido danzante e di cuore che, inutilizzato, si atrofizza.
Negli avamposti più oscuri del pensiero androcentrico, ideologi e opportunisti usavano le proprie idee come foglia di fico per coprire il risentimento. Gli esponenti sesso-centrici della “Manosfera” virtuale, che si erano dedicati alle strategie per convincere le donne a concedersi per un rapporto, hanno preso una piega violenta. Così, si sono orientati verso una sorta di moralismo teatrale, che proietta sulle donne la devianza immaginativa - così riccamente descritta in The Pussy – come mezzo per eliminare la vergogna e contaminare gli oggetti di un'attrazione non corrisposta. Invece di provare rimorso per i propri impulsi sessuali più solitari e più sporchi, gli uomini potevano sentirsi offesi dagli oggetti della propria lussuria. Anni dopo, Andrew Tate, pornografo online accusato di traffico di esseri umani e poi diventato un life coach islamico, avrebbe imboccato la stessa strada.
Altri hanno sfruttato le fantasie di dominio sulle donne per nobilitare la propria sete di sangue. Un fenomeno che sembra al limite dell'isteria, finché non si scopre il caso di Roman McClay – il cui vero nome è Lyndon James McLeod - che ha scritto Sanction, un romanzo in tre volumi dedicato in cui si fantastica di una vendetta, prima di uccidere cinque persone nel 2021 per tradurre la propria storia in realtà. Naturalmente si tratta di un caso limite, che però ci ricorda che potere e violenza non sono semplici astrazioni o parole che non possono tradursi in azione.
Del resto, non si può ricondurre tutto all’ambito della didattica. BAP, lo scrittore menzionato prima, ad esempio, non è un semplice commentatore, ma una sorta di filosofo, artista e performer, che sconcerta i critici liberal che non sanno quando prenderlo alla lettera o sul serio. La mia impressione è che sia sempre serio, ma spesso in modo esoterico. Si sofferma sulle immagini “imperiali”, così facendo quest’autore crea un universo immaginario attraverso cui i follower possono vivere nei social media più che nel mondo materiale, guidando i propri post e il proprio trolling. (Non si tratta di ripetere insulti sui “Nietzscheani in pigiama”, perché, dopo tutto, ciò che accade su Internet può essere molto più rilevante di ciò che accade in mare aperto).
Non sarebbe onesto fingere un distacco talmente freddo da nascondere la mia impressione umanistica che il suo aspetto regga il confronto con i modelli maschili che presenta sul suo account X - con i loro incredibili muscoli e le loro espressioni vitree. Tuttavia, le critiche sulla mascolinità che BAP e i suoi accoliti pagani hanno rivolto agli scrittori cristiani avevano una certa fondatezza. La ricetta petersoniana della virtù locale è senz’altro troppo austera, con la sua enfasi sulla lotta e sul sacrificio che, pur indubbiamente essenziali, possono oscurare il ruolo del divertimento, dell'eccitazione e della bellezza – sia come scopi in sé che come forze motivanti e consolanti nella vita.
Il conservatore non può limitarsi a insegnare agli uomini a essere mariti o padri virtuosi, così come il progressista non può insegnare a essere egualitaristi rammolliti.
Qui, devo essere onesto. Come lo chef pubblica foto di piatti appetitosi sulle copertine del proprio libro di ricette, così il difensore degli uomini deve presentare le proprie credenziali. Chi adotta una morale tradizionale lavora per la propria famiglia, numerosa e felice. Il rappresentante di una forma primitiva di mascolinità conta sui muscoli gonfi e su un letto assai frequentato.
Senza chiesa, senza figli o sposa, con una lunga storia di anoressia, non ho intenzione di ostentare il mio status maschile. Tuttavia, molti uomini assai più orgogliosi di me della propria mascolinità hanno visto la propria immagine andare in frantumi, perché la loro famiglia felice è implosa o perché la loro immagine di macho è stata ridicolizzata dalla scoperta di preferenze sessuali poco virili o da un fisico non proprio scolpito.
Qualunque cosa significhi, o non significhi, essere uomo è difficile. Non si può cucinare il proprio senso di sé come un piatto di pasta.
Anche solo provare a riflettere sulla “mascolinità” getta una luce su una delle sfide del mondo moderno. Le persone più soddisfatte dell’aspetto del proprio corpo, ad esempio, non pensano al concetto di “immagine corporea”. Le persone più felici della propria famiglia non sentono il bisogno di fare la morale agli altri giudicandoli dei falliti perché non ne hanno una. Considerare questo tema in termini astratti è di per sé un segno di insicurezza. Eppure, dopo averci riflettuto, non si può semplicemente smettere di pensarci. Ciò che viene decostruito deve essere ricostruito.
Ho scritto altrove di due modelli opposti e insoddisfacenti di virilità: “la deriva” e “la marcia”. La deriva consiste nel vagare senza direzione (nell’ambito della famiglia, nella carriera, ecc.). Marciare significa avere solo una direzione. Andare alla deriva potrebbe non portarvi da nessuna parte, ma marciare potrebbe privarvi della volontà di essere davvero da qualche parte.
Non ci sarà un unico modello di virilità perché non esiste un solo modello di uomo. Tuttavia, il dibattito sulla mascolinità debba trovare una via di mezzo tra la deriva e la marcia. Certo, abbiamo bisogno dello scopo che ci dà la marcia, sì - le conquiste individuali e le connessioni collettive - ma ci serve anche la gioia della deriva - gioia, cioè, nel senso dell'avventura, del brivido del cameratismo e del romanticismo.
L’influencer Jocko Willink, un massiccio ex Navy SEAL, si sveglia tutte le mattine alle 3 o alle 4, posta una foto del suo orologio, si allena e pubblica una foto del pavimento madido di sudore con una didascalia, “AFTERMATH”.
Lo rispetto. Per raggiungere i nostri obiettivi abbiamo bisogno di disciplina. Ma uscirà mai per godersi l'alba? Potrebbe doversi allenare più tardi, è ovvio. Ma che senso ha essere disciplinati se non possiamo nemmeno goderci l'alba?
Ben Sixsmith è uno scrittore inglese e redattore online di The Critic Magazine.
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L'altra cosa da superare è parlare di un sesso senza parlare dell'altro. Non è un discorso fattibile e che può portare a conclusioni sensate. Maschile e femminile sono ontologicamente dipendenti l'uno dall'altro. Quindi vanno entrambi discussi nell'ambito del rapporto con l'altro sesso. Il maschile "buono" è ciò che si rapporta col femminile in vista del bene. Anche qui, non esiste unico modello.
Troppa problematicità. Perseguire la virtù, non fine a se stessa ma in modo trascendente è la chiave. Senza dimenticare che la virtù non è la tomba della vitalità, ma ciò che la rende buona. Non è che capire cosa sia la virtù sia complicato, bastano i nomi: Fede, speranza, carità. Coraggio, fortezza, prudenza, temperanza. È complicato iniziare ad ispirare la propria vita alla virtù, tuttavia. Sotto l'ombrello della virtù, mille forme di vita buona sono possibili, ognuna diversa dall'altra.