Il tasso di natalità in Occidente sta diminuendo non a causa del femminismo, come alcuni conservatori sostengono, ma a causa dello sviluppo industriale. Il quadro è chiaro: ogni nazione sviluppata sulla terra soffre di tassi di natalità più bassi man mano che la modernità avanza. Le comunità vengono rimodellate e l’ordine economico viene invertito. L’Europa contemporanea dimostra che il femminismo è alla fine irrilevante rispetto a questa tendenza. Non solo, ma è vero il contrario: i paesi più femministi in Occidente hanno una natalità più alta tra la sua popolazione nativa - non solo quella immigrata.
I Paesi dell’Europa meridionale, come Spagna, Grecia e Italia, si collocano al livello inferiore in termini di occupazione femminile e partecipazione politica rispetto ai Paesi del Nord Europa. L’Europa meridionale è anche più religiosa della Francia e dei paesi scandinavi. Eppure i Paesi dell’Europa meridionale hanno tassi di natalità significativamente più bassi rispetto ai Paesi più progressisti e femministi del nord. La mappa qui sotto è un'utile illustrazione di questa realtà. I dati dello scorso anno sono più o meno gli stessi.
I Paesi dell’Europa meridionale sono in gran parte più poveri dei loro cugini settentrionali e soffrono a causa di risultati economici più negativi. Perché hanno anche i livelli di fertilità più bassi in Occidente? Assistiamo in questo caso a un mix fatale fatto di stallo economico, poche opportunità per il futuro e una società con dipendenza intergenerazionale inversa: le generazioni più giovani dipendono infatti sempre più da quelle più anziane per sopravvivere.
In relazione alla crisi demografica, sentiamo spesso frasi come: “Le persone hanno avuto figli in condizioni molto peggiori” o “Che dire dei paesi africani poveri con alti tassi di natalità?”. La differenza fondamentale in Occidente è che mentre un tempo i figli rappresentavano un beneficio economico per la famiglia, ora si sono trasformati in un costo significativo.
Nelle società agricole, i bambini contribuiscono al mantenimento della famiglia, arricchendone la produzione economica. Pertanto, avere figli è un beneficio materiale netto. Questo è il motivo per cui i Paesi in via di sviluppo hanno tassi di natalità più elevati: hanno bisogno di bambini per sostenere le loro famiglie. Il lavoro minorile è normalizzato: i bambini aiutano la famiglia nei lavori domestici, compresa la cura degli anziani.
Oggi, nella nostra società postindustriale, è vero il contrario. Avere figli è un costo finanziario che i genitori sostengono a loro danno materiale. Sempre più spesso le coppie aspettano di potersi permettere dei figli, trascorrendo anni a creare una carriera per pagare i costi della loro futura famiglia. Per i Boomer questa non fu una grande sfida. Beneficiando della prospera economia del dopoguerra, molti poterono permettersi una casa e la cura dei bambini in giovane età. Oggi è molto più difficile per i Millennial e per la Gen Z estinguere il proprio mutuo (ammesso che riescano ad ottenerne uno) o di arrivare a fine mese. Naturalmente, avere figli è una gioia intrinseca in ogni circostanza, ma le condizioni materiali svantaggiose sono forze potenti con cui bisogna fare i conti.
Tuttavia, i soli fattori economici non sono sufficenti come spiegazione. Ci sono questioni spirituali e psicologiche che nascono dal periodo postindustriale che richiedono un’attenta analisi. La decisione di avere figli è storicamente radicata nella fede e nella convinzione che la vita sia un bene intrinseco, o addirittura una necessità. Paganesimo e cristianesimo, credi che hanno creato la spiritualità Occidentale, sono entrambi dalla parte della vita, per quanto diverse possano essere le loro concezioni di essa.
La relativa mancanza di fede in un creatore nelle società secolari contribuisce al declino della famiglia perché la vita è priva di uno scopo trascendente. Senza fede, diventa difficile credere in se stessi, figuriamoci nel futuro dell’umanità. Ecco perché spesso sentiamo dire: “Non voglio mettere al mondo figli”. Nelle moderne società occidentali, il perseguimento del benessere personale e materiale e una mentalità razionalista precludono l’assunzione di rischi, la vita spontanea e la fiducia nel giudizio divino.
Allo stesso tempo, anche se alcuni Millennial possono essere economicamente benestanti e avere una mentalità spirituale, le relazioni oggi sono comunque più difficili da creare e mantenere. I progressi tecnologici rendono la nostra interdipendenza meno necessaria, anche a costo di un crescente isolamento. Tuttavia dovremmo stare attenti a romanticizzare troppo il passato. Molte coppie prima del romanticismo restavano insieme non perché lo volessero ma perché dovevano farlo. Il matrimonio non era solo un obbligo agli occhi della Chiesa, ma una struttura sociale creata per tenere insieme le coppie e la società, nel suo insieme. Oggi abbiamo la libertà di scelta, il che significa che le relazioni hanno più valore perché si basano sull’amore invece che solo dalla necessità. Ma ciò le rende anche più rare.
Inoltre, si presenta una società sempre più a base di scopo commerciale. Proprio come nel caso delle semplici merci, le altre persone possano essere facilmente sostituite. Il filosofo Zygmunt Bauman, in Liquid Love, nota che anche le relazioni moderne diventano fluide, esattamente come l’economia.
Un’economia stagna, la mancanza di approccio spirituale alla vita e le sfide relazionali rendono la formazione di una famiglia più rara. Avere figli più tardi, se non averne del tutto, diventa la norma. Alcuni che desiderano avere figli perdono tragicamente l’opportunità. Mentre vengono affrontate le questioni economiche, spirituali e psicologiche più profonde, è dunque fondamentale sfruttare la tecnologia per mitigare questo rischio. Qui possiamo creare una sintesi tra tradizione e progresso: gli strumenti della modernità possono essere utilizzati per la posterità.
L’Occidente può imparare dalla natalità israeliana.
Il tasso di natalità in Israele è di quasi tre figli per donna, un numero che è rimasto stabile, con alcuni picchi, dal 2010. La comunità ortodossa ha un tasso di natalità medio di sei figli per donna, mentre la comunità ebraica osservante, ma non Ortodossa, ha un tasso di natalità medio di quattro figli per donna. Anche se la religione è probabilmente la causa principale dell’elevata fecondità, il tasso di natalità tra gli ebrei laici e non osservanti eccede il 2.2, superiore al livello di sostituzione. Ciò è in netto contrasto con il tasso di natalità media in Europa, che è 1.5.
L’ebraismo consente tutte le forme di tecnologie di riproduzione assistita (ART, Assisted Reproductive Technologies), che sono state approvate dai rabbini e che basano il loro sostegno sul comandamento biblico “siate fecondi e moltiplicatevi” (le ART sono consentite anche nell’Islam). Il governo israeliano, grazie all’approvazione della comunità dei rabbini e grazie a un’economia prospera, offre una generosa copertura assicurativa sanitaria nazionale per un accesso quasi illimitato alla costosa riproduzione medicalmente assistita, inclusa la fecondazione in vitro, il congelamento degli ovociti, la maternità surrogata e gli interventi correlati.
Secondo un altro studio, in Israele l’età media delle donne per il primo figlio è simile a quella della maggior parte dei paesi Occidentali, se non superiore. Questo risultato suggerisce che il numero più elevato di figli successivi potrebbe essere dovuto alla copertura delle ART e al generoso sostegno alle nuove famiglie. Le famiglie ebree che faticano a mantenere nuovi figli o che decidono di posticipare l’età fertile possono trarre vantaggio da questi strumenti moderni.
Ma un altro nesso causale che l’Europa può imparare da Israele è il suo orgoglio etnico. Il desiderio di continuare la propria linea di sangue è un forte fattore motivante ad avere figli, anche per gli ebrei laici. In Europa, dobbiamo ricreare una visione sana e amorevole dei nostri antenati e dei nostri posteri senza cadere nella trappola dell’assolutismo e dell’odio verso gli altri. La Francia fornisce un buon modello in questo caso, visto che vanta il tasso di natalità più alto nell’UE nonostante sia il paese più laico d’Europa, attestandosi a 1.8 figli tra la donne francesi native, mentre gli immigranti in Francia hanno una natalità di 2.6 - quella francese è sempre superiore al resto d’Europa.
La Francia fornisce copertura completa per il congelamento degli ovuli e la fecondazione in vitro, oltre a un generoso assegno familiare. In effetti, questa sembra una strategia più efficace delle esenzioni fiscali adottate dall’Ungheria per le nuove famiglie, nonostante la relativa religiosità di quest’ultimo Paese: i rinforzi positivi funzionano meglio di quelli negativi, come le detrazioni fiscali. Non appena menzioni la parola “tasse”, le persone non si sentono più così entusiaste.
La chiesa cattolica ha obiezioni che tuttavia vanno considerate.
Nonostante la bassa natalità nell’Europa meridionale, la Chiesa cattolica si oppone alle ART. Al contrario, le Chiese anglicana e ortodossa consentono il congelamento degli ovociti e la fecondazione in vitro a condizione che vengano utilizzati tutti gli embrioni (anche se tutte le declinazioni del cristianesimo si oppongono alla maternità surrogata). La Chiesa cattolica si oppone alla creazione di embrioni multipli, alcuni dei quali probabilmente verranno scartati.
Dal loro punto di vista il concepimento è solo volontà di Dio e dovrebbe avvenire naturalmente all’interno del matrimonio.
La Chiesa cattolica potrebbe tuttavia autorizzare l’uso delle ART, a condizione che non vengano scartati embrioni durante il processo e a condizione che gli embrioni vengano creati all’interno di un’unione coniugale. In una recente intervista con uno specialista della fertilità, che ha parlato della sua esperienza in forma anonima, egli ha osservato che con i recenti sviluppi tecnologici, il trasferimento di un singolo embrione è possibile e gli embrioni rimanenti possono essere conservati per un uso successivo. In Italia, nessun embrione può essere scartato per legge, il che significa che molti rimangono congelati a tempo indeterminato, nonostante questo sia comunque considerato un peccato agli occhi della Chiesa poiché probabilmente un giorno quegli embrioni moriranno. Tuttavia sembra sempre più possibile creare solo gli embrioni che si desiderano.
In attesa che la Chiesa approvi le ART, gli ospedali cattolici hanno nel frattempo sviluppato due alternative alla fecondazione in vitro: l’inseminazione intrauterina (IUI) e il trasferimento dei gameti nelle tube di Falloppio (GIFT). Sebbene i tassi di successo siano inferiori rispetto alla fecondazione in vitro o al congelamento degli ovuli, rimangono alternative valide che i governi dovrebbero offrire gratuitamente.
Il problema con queste tecnologie è che dipendono quasi interamente dall’età della donna che tenta la gravidanza. Il congelamento degli ovuli invece può aggirare maggiormente l'età, anche rispetto alla fecondazione in vitro. Ecco perché è la soluzione preferibile.
Il congelamento degli ovuli crea le maggiori possibilità di una gravidanza con successo.
La convinzione della “Manosphere” ( “Uomosfera”, la rete di comunità online che fanno propaganda contro l’emancipazione femminile) secondo cui il congelamento degli ovuli crea un incentivo negativo per le donne ad avere figli più avanti nella vita non è corretta. Uno studio ha rilevato che le donne nei paesi OCSE, e soprattutto in Europa, desiderano avere più figli: circa 2.8, mentre il desiderio degli uomini è leggermente inferiore, pari a 2.6. Inoltre, le donne hanno un desiderio genetico più forte per avere figli più giovani.
Progettato inizialmente per le donne sottoposte alle cure contro il cancro, la crioconservazione consente alle donne di preservare i propri ovociti all’età del prelievo (generalmente tra i 25 e i 35 anni). Sebbene il processo sia identico alla fecondazione in vitro, la differenza sta nel modo in cui gli ovociti vengono congelati al momento del prelievo e conservati per un uso successivo, a differenza della fecondazione in vitro, dove gli ovociti freschi vengono immediatamente utilizzati per creare embrioni. Se le donne congelano i propri ovuli a una età inferiore ai 35 anni, dovrebbero avere una probabilità media del 90+% di un parto vivo con 20 ovuli congelati, una probabilità dell'80+% con 15 e una probabilità del 70+% con 10. Ecco un grafico che mostra le percentuali di successo in base al numero di ovociti congelati e all'età in cui sono stati conservati:
Il futuro della vita nella civiltà occidentale dipende dalla sua capacità di usare al meglio gli avanzamenti che abbiamo ottenuto.
Allora, e adesso?
Dovremmo puntare a un futuro in cui le ragioni economiche, spirituali e psicologiche che riducono i tassi di natalità nelle società post-industriali possano essere risolti con l’uso morale delle nuove tecnologie. Ad esempio, l’avvento del mondo online può unire nuove comunità che condividano gli stessi valori anche nella vita reale. L’automazione può aiutarci a sostituire i lavori più noiosi in modo da poterci permettere più tempo con i bambini e, mentre ripristiniamo il nostro desiderio spirituale, le donne dovrebbero prendere in considerazione il congelamento degli ovociti nei loro anni più fertili per prolungare la loro capacità di avere figli. I nostri governi dovrebbero finanziare queste tecnologie sulla base filosofica che sono responsabili di sfruttare e ridistribuire i progressi tecnologici che l’umanità ha raggiunto.
Non viviamo in un mondo ideale. Viviamo in un mondo complesso. Mentre abbracciamo gli inevitabili cicli della storia, possiamo modellare il suo destino. La rivoluzione industriale, che ci ha portato ad avere meno figli, ha contemporaneamente prodotto una scienza che, nonostante i suoi numerosi difetti, ha il potenziale per superare il calo del nostro tasso di natalità. La nostra società si sta trasformando. Mentre affrontiamo le nostre crisi spirituali e psicologiche, perché non utilizzare le nostre invenzioni per portare più vita, per prosperare e crescere ancora una volta?
Alessandra Bocchi è la fondatrice di Alata Magazine e Rivista Alata.
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