La dottrina della diversità, dell'equità e dell'inclusione è deragliata in modo così violento che persino il New York Times si è sentito in dovere di esprimere un commento sul suo relitto ancora fumante.
In autunno, ha presentato una ricerca dell'Università del Michigan durata un decennio per imporre la DEI (acronimo di Diversity, Equity and Inclusion) con ogni mezzo necessario, nonostante i divieti e gli ostacoli sulla discriminazione positiva. Questo è specialmente importante adesso che Donald Trump è tornato alla Casa Bianca e ha iniziato un attacco frontale su quest’ideologia. Ma è rimasta resiliente anche se questa resilienza si ottiene ad un prezzo.
Dopo aver investito 250 milioni di dollari dal 2016 nelle politiche della diversità, dell'equità e dell'inclusione, l’Università può vantarsi di aver realizzato poco se non di aver aumentato il potere della burocrazia nel campus. Le uniche persone che lo definiscono un successo sono coloro che dipendono, per status o per occupazione, dalla sua sopravvivenza. Il campus di Ann Arbor è cresciuto fino ad avere più del doppio del numero di personale non docente rispetto ai membri a tempo pieno della facoltà. Nel frattempo, le iscrizioni delle persone di colore non sono migliorate se non in maniera impercettibile. Sono passati dal quattro al cinque percento.
Invece di istruire gli studenti, un’atmosfera soffocante di paura e paranoia, intellettuale e sociale, regna sui ragazzi, sul personale e sui docenti. In un caso, una studentessa di colore di nome Dylan Gilbert ha sporto denuncia contro il professore di inglese Scott Lyons dopo che questi aveva letto ad alta voce un estratto dal racconto di William Faulkner "Barn Burning" che conteneva la parola con la N. Nemmeno il fatto che il professore avesse citato un passaggio letterale di un'opera di narrativa pluripremiata, lo ha protetto dall’indignazione che gli si è rivoltata addosso. Ironia della sorte, lo studente che ha aggredito Lyons ha molto caratteristiche in comune con il personaggio di Abner Snopes nel racconto, quello che usa l'insulto con la N. Ne parleremo più avanti.
Non è insignificante che questa vicenda abbia suscitato un rimprovero da parte di un'autrice acclamata come Joyce Carol Oates, che in un tweet ha scritto:
Il fanatismo del DEI nel campus Ann Arbor: intendono promuovere diversità, uguaglianza, ed inclusione nel campus, ma in pratica tutto ciò si traduce in un'atmosfera tesa in cui tutti mettono gli altri sotto esame, in particolar modo – ma non solo – i professori bianchi, per "microaggressioni". Nelle parole di un professore attaccato per aver insegnato una storia di Faulkner, è "come dare un Taser a un bambino di sei anni".
La storia delle politiche della diversità, dell'equità e dell'inclusione nelle università americane è intrecciata a doppio filo con il ruolo dello Stato come guida verso la discriminazione positiva. Fu Hobart Taylor Jr., avvocato di colore ed ex studente dell’Università del Michigan, a coniare il termine "discriminazione positiva"(affirmative action) nel 1961 e ad inserirlo in un ordine esecutivo firmato dal presidente John F. Kennedy. Dopo che la sentenza Bakke v. University of California del 1978 decise che le quote razziali erano inammissibili, in Michigan venne ideato un progetto per implementarle lo stesso.
Il cosiddetto "Michigan Mandate" venne lanciato alla fine degli anni Ottanta per creare una "comunità multiculturale per la nostra nazione". Quella visione è stata contrastata nel 2003 quando la Corte Suprema ha deciso che le politiche di discriminazione positiva del Michigan—ovvero, quote razziali per le ammissioni universitarie degli studenti provenienti da background meno privilegiati—erano incostituzionali. Per rispondere, il Michigan ha trovato altri modi per imporre la diversità senza incorrere problemi con i tribunali. Ciò ha creato il DEI di oggi. Altre leggi contro la diversità sono state aggirate con simili manovre in cui lo stato burocratico manageriale faceva ciò che la legga proibiva o rendeva difficile.
Ma torniamo alla denuncia del professore per avere letto un testo letterario di storia con la parola n**** ai suoi studenti. Dopo che l'università ha optato per evitare la ghigliottina al professore, la studentessa che lo aveva denunciato, Gilbert, ha condiviso le proprie accuse contro Lyons sui social media, scatenando una tempesta di indignazione che ha provocato un diluvio di messaggi di odio e minacce. La pressione ha portato il dipartimento di letteratura inglese a, così è riportato, convocare un laboratorio di "pedagogie critiche sulla razza", in cui un consulente ha sostenuto che i professori non dovrebbero mai assegnare opere letterarie che contengano insulti razziali, punto.
Dire che questo sarebbe un peccato sarebbe non dire abbastanza. Invisible Man, Native Son, Beloved, The Sound and the Fury, Gone with the Wind - sarebbero da censurare. Lavori di Mark Twain, Harper Lee, J.D. Salinger, John Steinbeck spariscono dall’insegnamento accademico in questa guerra burocratica per sterilizzare la letteratura. La letteratura occidentale come la conosciamo oggi sarebbe sottoposta a pesanti processi igienizzanti, così tanto che sarebbe privata del suo significato autentico.
Ma la storia del “Barn Burning” in particolare mette uno specchio davanti ai sostenitori del DEI in cui, se guardassero bene, potrebbero riconoscersi nelle sfumature del loro perverso senso di giustizia nel personaggio di Abner, il patriarca crudele del clan Snopes.
“Barn Burning” è un racconto visto attraverso gli occhi del figlio di 10 anni di Abner, Sartoris “Sarty Snopes”. Abner è un colonnello violento attraverso la cui prospettiva Faulkner esplora le distinzioni di classe e delle diseguaglianze sociali. Ambientato nel Mississippi, il racconto analizza in profondità il tema dell'influenza dei padri sui figli.
Abner è un uomo violento e dalla pessima reputazione, un veterano della Guerra Civile che fu colpito "da un uomo del rettore confederato" mentre cercava di rubare un cavallo. All’inizio del racconto, egli è amareggiato dopo anni di lavoro come mezzadro per padroni bianchi benestanti. Quell'amarezza traspare dal suo aspetto con "un paio di occhi di un grigio freddo e opaco, tra sopracciglia ispide e irritate e una corta barba grigiastra, folta e crespa come il vello di una pecora".
Secondo Faulkner gli occhi sono sempre eloquenti, e quelli di Abner sono "feroci, intrattabili e freddi".
Sarty, a differenza di suo padre e dei suoi fratelli, e nonostante la sua giovane età, ha una sensibilità morale e una percezione acuta del mondo che lo circonda. Sarty è tenacemente leale al clan, il suo "sangue", come dice Abner. Tuttavia prega silenziosamente perché suo padre, che difende di fronte a ogni offesa, cambi i suoi modi, nonostante Abner lo trascini sempre più avanti sulla strada per diventare come lui. Faulkner si fa la stessa domanda posta da John Steinbeck nel La valle dell'Eden: gli uomini sono destinati a ereditare il peccato delle generazioni precedenti? Sono condannati a diventare i loro padri? O invece possono scegliere di spezzare questa catena? Già così Faulkner si è avventurato più in profondità di coloro il cui appetito si limita all' "esplorazione" superficiale dei torti razziali.
Abner è una figura complessa, verso cui Faulkner sembra effettivamente simpatizzare, nonostante si tratti di un sentimento lacerante. Egli è profondamente imperfetto, certo, ma è anche provocatorio, orgoglioso, con “un’indipendenza da lupo" e "una feroce convinzione dei propri modi".
Tuttavia, è proprio questa ferocia di convinzione e orgoglio che porta Abner a fare scelte che provocano sofferenza nelle persone intorno a lui: un passaggio che è illustrato in una scena offensiva.
Seguito da Sarty, Abner si reca a casa di un aristocratico proprietario terriero bianco che lo ha assunto come mezzadro. Mentre si avvicina alla villa, Abner calpesta deliberatamente escrementi freschi di cavallo. Viene accolto sulla porta da un servitore di colore che, nota Faulkner, è vestito in modo ordinato, con una giacca di lino, in contrasto con l'aspetto impoverito degli Snopes. Al servitore che dice "Pulisciti i piedi, uomo bianco, se entri qui" Abner risponde "Togliti di mezzo, n****". Abner quindi sporca di sterco la splendida tenuta e lo spalma sul tappeto del ricco uomo bianco, rovinandolo intenzionalmente. Mentre se ne va, Abner osserva che la proprietà era stata costruita con "sudore di n****" e che forse il proprietario voleva mescolarci un po' di "sudore bianco".
Abner è indignato per una struttura classista che lo colloca su un gradino sociale più vicino al servitore di colore che all'aristocratico bianco. Ecco perché ignora l'autorità dell'uomo nero, lo insulta e sporca il tappeto del proprietario terriero. E quando è costretto a pagare il prezzo per la propria azione, Abner decide di bruciare il fienile del ricco uomo bianco – qualcosa che ha già fatto in passato e che ha costretto la sua famiglia a continuare a spostarsi, peggiorandone la sorte.
Abner ha una nozione distorta della giustizia. Egli si scaglia contro quelle che percepisce come iniquità, contrastando ingiustizia con ingiustizia e finendo solamente per umiliare se stesso e a ferire chi gli sta intorno. Come gli attivisti che vorrebbero cancellare Faulkner (e con lui i professori che ne leggono l’opera), Abner è una creatura consumata dal risentimento, certa del proprio essere nel giusto soprattutto quando ha torto.
Il vittimismo è come una bevanda inebriante che offusca il nostro giudizio. Le persone che si dipingono come vittime, ubriache di vittimismo, come Abner, sono capaci di infliggere agli altri ogni genere di male non appena percepiscono la minima offesa. La vittima pensa di aver riparato un torto e, pertanto, ritiene che tutte le proprie azioni siano giustificate, immuni da ogni rimprovero, al di sopra della morale e della legge.
Immaginano di trovarsi nella tragedia greca di Antigone, che seppellisce il fratello morto nonostante il decreto del re proibisca di dargli una degna sepoltura, pur sapendo che questo gesto le sarebbe costato la vita. Guardare alla propria vita e alle proprie azioni in questo modo eroico è un’esperienza euforizzante. Ma queste persone non sono Antigoni.
Chi viene protetto dal DEI, o educato dal vittimismo che esso alimenta, non paga mai il prezzo delle proprie trasgressioni contro la società o contro altre persone che mai hanno fatto loro del male. Oggi questo tema potrebbe cambiare, poiché sempre meno persone sembrano disposte a trattare gli Abner come tante Antigoni. Tuttavia, le forze e le abitudini che hanno permesso l'ascesa del DEI probabilmente sopravviveranno anche dopo che questo acronimo sarà caduto in disuso e le iniziative ad esso associate scompariranno dalla vista del pubblico.
Le azioni di Trump hanno tagliato la testa a molte di questa iniziative, ed è difficile vedere come possano ricrescere, ma proveranno probabilmente a farlo. Le agenzie di stato stanno iniziando a rimuovere il DEI dai siti dopo la furia di Trump. Ma le istituzioni culturali che influenzano le menti delle generazioni giovani come le università potrebbero mostrare resistenza ciò nonostante.
Sostenere gli scrittori che hanno creato la nostra cultura, come Faulkner, sarà perciò di primaria importanza.
Pedro L. Gonzalez è un giornalista, scrittore ed editorialista americano che scrive per Chronicles Magazine. Potete leggere i suoi contenuti sulla sua pagina Contra.
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